La follia controllata è il nucleo centrale dell’agguato ma anche il risultato dell’applicazione dei fondamenti dell’agguato. Non è qualcosa che si possa apprendere e praticare basandosi su una strategia o una preparazione razionale, anche se sfrutta la ragione pura a suo vantaggio.
La follia controllata è la conseguenza dell’armonia tra agguato e intento. Nasce dalla consapevolezza dell’esistenza e della manovrabilità del punto di unione, dalla consapevolezza che noi siamo la posizione del punto di unione. Ciò che noi siamo e il mondo in cui ci troviamo sono il risultato della posizione del punto di unione. Il problema è che nel nostro stato di consapevolezza ordinario noi siamo totalmente concentrati sugli effetti che questa posizione produce (ciò che proviamo, pensiamo e gli eventi cui prendiamo parte). Così non possiamo avere una visione totale e libera, ma solo parziale. Vediamo solo il pezzetto su cui siamo concentrati, la nostra attenzione è puntuale invece che estesa a tutto l’orizzonte.
La follia controllata è l’unico modo per agire in stato di consapevolezza intensa. In questo stato la nostra attenzione abbraccia tutto, il totale e i dettagli e la mente ordinaria non può gestire questo tipo di visione. Se insistiamo a usare il modo normale di usare l’attenzione diventiamo incapaci di agire, persino di parlare. Abbiamo bisogno di un cambio di velocità legato al cambio nella modalità del tempo. Per farlo dobbiamo avere controllo e abbandono, pazienza e gentilezza, arrendevolezza all’intento. Allora possiamo cogliere la struttura che l’intento costruisce intorno a noi e agire con immediatezza in sintonia con esso ma al tempo stesso dirigendo il corso delle nostre azioni.
La consapevolezza dell’esistenza del punto di unione e l’acquisizione della capacità di governarne il movimento nell’area definita dalle necessità dell’agguato, sono indispensabili ai fini della follia controllata. Per fare una sintesi essa si basa esattamente sulla possibilità di intervenire con strategia e consapevolezza sulla mobilità del punto di unione. A quel punto le azioni strategiche del guerriero non sono nè una forzatura, nè una finzione, ma il risultato di questo movimento o posizionamento volontario del punto di unione. Quando un guerriero raggiunge una determinata posizione il suo stato e le sue azioni sono vere, reali, ma al tempo stesso non hanno più il potere di inchiodarlo alla posizione stessa, perchè lui sa che sono solo l’effetto di quella determinata posizione. Sa che tutto cambia non appena ci si muove e questo è il suo vero potere, la forza della conoscenza che lo rende libero.