La manovrabilità del punto di unione può essere raggiunta solo per mezzo dell’intento. Ottenere un movimento volontario e consapevole del punto di unione richiede una chiara connessione con l’intento.
Ogni altro modo per ottenere movimenti del punto di unione non è efficiente da un punto di vista energetico; cioè, alla fine, ha un costo e il bilancio è sfavorevole nel medio o lungo periodo. Questa è la differenza tra un guerriero e una persona normale ma anche tra un guerriero e uno stregone o un antico veggente.
Un guerriero sa quello che sta facendo, conosce la natura dell’intento e conosce la propria natura; sa di corrispondere alla posizione del punto di unione e che questa posizione è determinata dalla sua relazione con l’intento. Sa anche che non può permettersi di fare “il guerriero della domenica”, cioè compiere imprese oltre l’ordinarietà come stregone ma non occuparsi della condizione del tonal. Un guerriero si occupa della condizione del tonal in ogni minimo dettaglio perché sa molto bene che, se non raggiunge la massima efficienza nella posizione ordinaria, questa mancanza di cura avrà riflessi devastanti nella seconda attenzione.
Gli antichi veggenti (così come gli attuali stregoni, “maghi” e altri pigri personaggi) chiamavano l’intento “potere” e non avevano (e non hanno) la più pallida idea di dove stavano mettendo le mani. Non è una differenza solo di linguaggio.
Cercherò però di rendere il mistero del movimento del punto di unione semplice e comprensibile.
Il movimento del punto di unione si ottiene per mezzo di una manovra che, per pura comodità, possiamo dividere in tre atti: spostare l’attenzione, ricanalizzare l’energia, evocare l’intento.
Insomma, per evocare l’intento serve energia, la quale si ottiene usando l’attenzione come guida per l’energia stessa. Questi tre atti sono strettamente collegati alle diverse attività dei Toltechi e ne rappresentano il risultato. La capacità di spostare l’attenzione si ottiene dalle pratiche relative alla maestria della consapevolezza, ricanalizzare l’energia è un’abilità risultante dall’applicazione dell’arte dell’agguato ed evocare l’intento, ovviamente, riguarda la padronanza dell’intento.
In realtà il segreto per muovere il punto di unione partendo dalla posizione ordinaria è tutto qui: spostare l’attenzione, ricanalizzare l’energia, evocare l’intento. Questo almeno per ottenere il movimento nel modo in cui lo intendono i moderni Toltechi, cioè in una forma efficace ed efficiente, definitiva, disciplinata.
Ma c’è un “ma”……prima di riuscire a muovere il punto di unione è indispensabile (almeno dal punto di vista dei moderni guerrieri) fare l’esatto contrario, cioè imparare a fissarlo spietatamente. Questo corrisponde a ciò che nei libri di Carlos Castaneda viene chiamato sviluppare un “intento inflessibile”.
Sviluppare un intento inflessibile vuol dire infatti mantenere il punto di unione fisso in una posizione precisa e predeterminata.
Compiere questo atto energetico è così importante per molti motivi, articolati e connessi tra loro. Per farla breve partiamo dalla nostra situazione “normale”. Noi non ci troviamo nell’area della ragione, bensì in una zona che i toltechi chiamano “area dell’apprensione”. Questa definizione dovrebbe già chiarirti le idee sulla condizione ordinaria dell’uomo.
In questa zona il punto di unione non è mai del tutto stabile perché non è governato dall’intenzionalità e così risente di ogni possibile influenza energetica. Questi continui piccoli movimenti (peraltro all’interno della stessa area ristretta) vengono sperimentati dalle persone come stati d’animo, cambi d’umore, di pensiero, eccetera. Possono essere più o meno accentuati ma, come conseguenza più nociva, hanno l’effetto di non permettere l’accumulo di energia e di favorire invece l’azione del suggeritore.
I guerrieri imparano prima di tutto a stabilizzare saldamente la posizione ordinaria. Questo consente di allineare e accendere tutti campi energetici di quell’allineamento specifico e mette a disposizione del guerriero tutta l’energia disponibile in quella esatta dislocazione del punto di unione.
Sviluppare un intento inflessibile (cioè fissare senza oscillazione il punto di unione) permette anche di compiere scelte definitive, capacità indispensabile per ogni atto del guerriero.
Il surplus energetico così ottenuto unito alla capacità di prendere direzioni irrevocabili è ciò che permette ai toltechi di muovere volontariamente il punto di unione.
Come fare? Beh, capirai che non è facile dirlo in due parole, però tutto ciò che i toltechi fanno, ogni loro attività mira prima di tutto allo sviluppo di un intento inflessibile mediante la generazione di disciplina nelle proprie azioni……ricapitolazione, contemplazione, agguato…..
Dato che la solidità del posizionamento del punto di unione produce la capacità di operare scelte irrevocabili, i guerrieri sfruttano questa peculiarità in senso opposto durante il loro apprendistato. Nella pratica sostenere scelte in modo inflessibile ha l’effetto di stabilizzare l’allineamento corrente, con tutte le conseguenze già menzionate.
3 pensieri su “La manovrabilità del punto di unione”
Commenti chiusi
Vorrei approfondire quest arte espressa in questi libri . Da quale libro devo incominciare?
Grazie
Da “La soglia dell’energia”
Io sto ricapitolando bene
quando sarà il momento inizierò a muovere il punto di unione